Immagine anteprima YouTubeNella nona parte dell’intervista a Silvio Canape’, uno dei più lucidi sindacalisti della Fiom degli anni ’60 , ’70 e ’80, si racconta quanto la Cgil di Torino si sia avvalsa di sindacalisti provenienti dalla Fiom.

Immagine anteprima YouTubeNella decima e ultima parte Canapé ci spiega come i fenomeni di violenza dal 1973 non vadano giustificati ma contestualizzati: vi erano una fabbrica repressiva e violenta nella sua organizzazione del lavoro e nei licenziamenti facili, una società torinese che rifiutava l’umanità immigrata dal sud e la repressione violenta della polizia alle istanze di miglioramento delle condizioni sociali, sopratutto per casa e salute. Quando compare il terrorismo la classe operaia non gli dà cittadinanza e la loro sconfitta fu dovuta anche all’isolamento che subì dagli operai. I mass-media fecero di tutta l’erba un fascio e diffusero l’uguaglianza sostanziale tra la lotta e il terrorismo.
Quindi viene ricordato l’F.L.M., un esperimento unitario tra i metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil, che non si diffuse alle altre categorie, ma che riusci ad ottenere molte conquiste.
Poi nell’80, con il cambio del ciclo economico e del clima politico (Thatcher e Reagan in primis), l’impresa si prese la rivincita. Seguirono una marea di licenziamenti ai quali si cerco di opporre con i 35 gg di sciopero dell’ottobre 80. E qui Silvio ci rivela che se si fosse organizzato un referendum tra i lavoratori quell’accordo sui licenziamenti non sarebbe passato.
Silvio ci ricorda dolorosamente ma onestamente che quella sconfitta non è stata ancora metabolizzata oggi in Cgil.
Infine Canapé lancia un messaggio di speranza ai giovani sindacalisti: oggi, in un contesto di lavoro atomizzato e diviso, c‘è bisogno più che mai di sindacato. Quindi, coraggio, tocca a noi!

L’intervista e’ stata realizzata da Roberto Pozzati per Laikablog.it, il blog dei giovani della “Cgil che Vogliamo”.

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