I tre operai di Melfi reintegrati dal giudice

Ieri è stata una giornata importante per tre lavoratori di Melfi. Si chiamano Antonio, Giovanni e Marco, e per ordine del tribunale verranno reintegrati ai loro posti dopo essere stati ingiustamente licenziati dalla FIAT. Che hanno fatto? Hanno scioperato. I primi due sono delegati della FIOM, mentre Marco è un “semplice” iscritto, come si dice oggi. Devo ammettere che io preferisco l’espressione “militante”. Mi sembra più appropriato, a maggior ragione in questo periodo di “conflitto freddo” fra capitale e lavoro.  

E non sono il solo a sostenere che il loro licenziamento fu ingiusto e quindi da respingere al mittente, cara Laika! Il dott. Emilio Minio del tribunale di Melfi ha scritto nella sentenza: “[...] In virtù di quanto osservato finora, quindi, devesi ritenere che il licenziamento di Lamorte, Barozzino e Pignatelli sia obiettivamente idoneo (senza necessità di accertare un eventuale intento lesivo da parte della S.A.T.A.) a conculcare il futuro sereno esercizio del diritto - costituzionalmente tutelato - di sciopero e a limitare l’esercizio dell’ attività sindacale, attraverso l’illegittimo allontanamento dall’azienda di militanti dell’ organizzazione che è, notoriamente, fra le più attive nel particolare momento storico sopra delineato [...].”. Talmente chiaro da risultare imbarazzante per la Fiat e per Marchionne. 

Ora, possiamo qui stabilire che tre mariuoli scansafatiche e sabotatori sono stati salvati da uno dei tanti giudici comunisti. Oppure possiamo magari iniziare a ragionare sul fatto che in Italia qualcuno ha ancora voglia di far rispettare le leggi mentre qualcun altro le vuole superare. Non stiamo parlando di rivoluzione, di conquista del Palazzo d’Inverno o della dittatura del proletariato. In questo Paese abbiamo un governo, una classe di industriali e di managers che vuole portare indietro le lancette della storia di cento anni mentre dall’altra parte ci sono un’organizzazione generosa e tanti lavoratori e lavoratrici preoccupati, stanchi ed arrabbiati che cercano di proteggere un futuro che appare ogni giorno più compromesso

Da una parte gente come Antonio, Giovanni e Marco, la NOSTRA gente in altre parole. Dall’altra parte ci sono tutti quelli che voglio portare l’Italia alle derive cinesi, indiane o serbe. Voi chiamateli sabotatori se credete, per noi sono e restano uomini degni e coraggiosi. La sentenza che decreta il loro reintegro è una vittoria conquistata da loro e dalla FIOM ma che riguarda ogni lavoratore della nazione.  

La FIAT ha già annunciato che farà ricorso nel più breve tempo possibile. Certo tutto può accadere, ma al di là delle speculazioni sulle singole vicende ciò che l’impresa si rifiuta di capire è che ESISTONO ancora delle regole e qualcuno ne impone il rispetto. E’ chiaro come il sole che questa sentenza preoccupa Marchionne rispetto al mantenimento dell’accordo-vergogna di Pomigliano: ora sa che i tribunali potrebbero avere molto lavoro in Campania nei prossimi mesi, in barba ad Angeletti, Sacconi, Marcegalia e Bonanni. A proposito, quest’ultimo sostiene che
“[...] tutti gli scioperi nelle fabbriche Fiat sono stati un clamoroso insuccesso. E’ stato più clamore mediatico che un movimento vero”. “L’azienda fa bene a non farsi irretire dalla Fiom - ha aggiunto - La stragrande maggioranza dei lavoratori ha la testa a posto e le idee chiare. Quindi si andrà avanti con gli investimenti previsti e chi avrà certi comportamenti si isolerà da solo“. Certo, l’invidia è una brutta bestia! Quando mai la CISL può sognare di organizzare degli scioperi da sola e coinvolgere l’80 o il 90% dei lavoratori e delle lavoratrici?? Tuttavia, ad onore del vero, dobbiamo dire che sull’ultima frase non possiamo non concordare, cara Laika: con questi comportamenti CISL e UIL sono destinate ad essere cancellate dalla storia.  

Nel frattempo alzo il bicchiere per voi, bentornati al vostro lavoro!

Condividi