Casco Ubott da OP della Polizia di Stato

Alessandro Pansa, al congresso del Silp-CGIL, definisce “un cretino da identificare” l’artificiere di Roma che ha calpestato una manifestante. Non ha fatto discutere granché questa sua dichiarazione, anzi ha fatto buona impressione su quelli che amano il volto “democratico” e moderno della Polizia di Stato. Devo ammettere, cara Laika, che non ha impressionato neanche me. Non mi interessa tanto discutere dell’episodio o del singolo fatto perché trovo che alla fine non siano altro che dettagli che distraggono. Devo ammettere, amica mia, che è stato il prefetto Pecoraro, invece, ad attirare tutta la mia attenzione: ha concesso un’intervista in cui è stato sollecitato sugli scontri di Roma per la casa e sugli sgomberi della Montagnola. Ha detto una serie di cose interessanti, ha fatto qualche timida apertura sui numeri identificativi per gli agenti (ovviamente ha difeso i suoi uomini definendo “un successo” le operazioni contestate) ma soprattutto ha posto alcuni problemi legati al codice. «Le sembra ragionevole che l’ordine pubblico sia ancora disciplinato dal testo unico delle leggi di pubblica sicurezza del periodo fascista?» ha chiesto a Carlo Bonini che lo intervistava. Già solo su questo, piccola Laika, potremmo discutere delle settimane per capire se il codice Rocco del 1930 scritto in pieno regime e sotto la monarchia sia ancora adatto a ciò che siamo e facciamo oggi. Più ancora Pecoraro tocca un tasto al quale io sono sensibile: «[...] se vogliamo trovare un punto di equilibrio noi dobbiamo considerare il quadro e le dinamiche della piazza nel loro complesso». Posso dire che questo mi ha fatto cadere dalla sedia?

Una premessa necessaria: io ed il prefetto non la vediamo allo stesso modo, non solo perché rappresentiamo parti contrapposte in piazza. Ci sono cose che per me sono inaccettabili, come per esempio la sua idea di regolare per legge il diritto a manifestare, un po’ come si è fatto con il diritto di sciopero con la Legge 146 del 12 giugno 1990, che per noi è un vulnus democratico. Laika non piangere, è solo un’idea sua, non è realtà!

Detto tutto quanto sopra, però, credo che una cosa vada detta: finalmente qualcuno ha posto il tema, senza tirare fuori stupidaggini e provocazioni sugli aspetti “di colore”. La cosa che mi fa terribilmente incazzare, semmai, è che ci sia arrivato qualcuno al Viminale mentre quelli che le piazze dovrebbero viverle e presidiarle nulla hanno da dire. Io sostengo ad ogni singola dimostrazione che la nostra gente non sa più stare in strada, anche perché ci si va poco e poi perché nessuno si preoccupa più di tenere la piazza. Siamo d’accordo su questo?

 

Luciano Lama scortato dal Servizio d'Ordine

Se ti parlo di Servizio d’Ordine tu strabuzzi gli occhi e tendi le orecchie. Guarda che so a cosa pensi: i ricordi sono andati subito ai mille racconti della famigerata Prima Linea di Lotta Continua o all’esperienza del gruppo di Potere Operaio che si faceva chiamare Lavoro Illegale, come per esempio Valerio Morucci e tanti altri. Ma i servizi d’ordine non erano solo quella roba lì e in ogni caso quelli erano altri anni, altri tempi, altre persone. Qui ed oggi noi non abbiamo più la capacità di proteggere i manifestanti, di impedire le provocazioni, di assicurarci che le cose vadano come noi le vogliamo. Ora i cortei sono dei colabrodo, le immagini su youtube ci mostrano squadrette bene organizzate di ragazzi che si insinuano fra la folla, fanno quello che devono fare con modalità precise, quasi militari, e poi si dileguano. Non mi sta bene. Organizzazioni come il sindacato che ancora hanno l’ambizione di portare in strada a dimostrare centinaia di migliaia di persone devono avere la capacità di creare la cultura dello stare in piazza e devono saper difendere questi soggetti perché il giorno dopo si possa discutere dei contenuti delle manifestazioni e non delle scaramucce o dei pestaggi. I fatti violenti immortalati e sparati in rete con la consueta potenza sono l’elemento che disinnesca la protesta e la fa passare in secondo piano. Devo fare io la lista delle manifestazioni vanificate negli ultimi 15 anni? E non mi si dica che quella violenza faceva parte del contenuto perché gli scontri che ho visto in questi anni non mi sembrano quelli di corso Traiano. L’invito è stato lanciato e a me la discussione interessa parecchio: discutiamo di come si sta in piazza, mettiamo gli identificativi per gli agenti ma ripensiamo anche a noi e a cosa abbiamo disimparato e perso letteralmente per strada dopo 100 anni di lotte. Spero che qualcuno ci rifletta e che almeno la CGIL ripensi seriamente a questo tema. Noi ci metteremo del nostro, vero Laika?

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