Chi sono i nostri banchieri?

Sono automobilisti abituati da anni a viaggiare a 300 km/h sulle autostrade del credito. E l’epoca dei ROE a due cifre che molti rimpiangono (come se fossero stati tempi di GRANDI LOGICHE REDISTRIBUTIVE).

Ad un certo punto, però, succede qualcosa: arriva la Crisi e qualcuno inizia a reputare pericoloso correre a quel modo. Si fa notare che forse l’asfalto non è così compatto e liscio come una pista e chiede loro di potenziare i freni, di usare pneumatici di qualità. Li costringe ad andare più piano e magari a non bere mentre sono alla guida; l’euforia alcolica dei mercati, si sa, da alla testa anche alle persone più posate.

Questo é pressappoco ciò che è avvenuto con le nuove normative, gli indirizzi delle banche centrali, con Basilea3, etc.

Ora questi signori sono piuttosto infastiditi, ad andare piano si annoiano e pensano di scaricare il peso della crisi sulle lavoratrici e sui lavoratori che loro definiscono inadeguati e poco inclini ad assecondare il cambiamento.

Il ricatto dei banchieri: una storia

Un paio di mesi fa una collega va a fare una giornata in Abi e il loro uomo delle relazioni sindacali parla con grande gusto delle mutate relazioni industriali nel nostro comparto: «Fino a qualche tempo fa i Sindacati facevano le loro belle piattaforme per migliorare un pochettino gli aspetti economici, per difendere quello che avevano sugli aspetti normativi e conquistare qualcosetta in più. Ora non è più così. Abbiamo fatto capire loro che il clima è cambiato e che devono scegliere fra occupazione e salario».

Come ho già avuto modo di dire, non mi innamoro mai delle piattaforme. Questa ha nel suo cuore i due elementi che ritengo INDISPENSABILI e tanto mi basta. Ci sono tuttavia delle criticità che credo vadano evidenziate.

1 – Leggo sul documento delle segreterie:

Le parti sociali sono chiamate a confrontarsi con queste dinamiche recessive, partendo dall’assunto che le banche sono e devono essere parte della soluzione dei problemi che la crisi ha portato.” Apprezzabile acrobazia lessicale per dire che la colpa non è di nessuno, i problemi li ha portati la crisi e questa a sua volta è arrivata da sola, come la jella o l’inverno. Questo, per esempio, non mi piace. Uno dei presupposti per trattare con qualcuno è sapere chi sono le parti e cosa/chi rappresentano: se io rappresento il lavoro, loro rappresentano il capitale che questo lavoro compra e sfrutta. C’è una crisi perché un sistema sbagliato e logoro è andato in frantumi, un sistema basato sulla speculazione e completamente sganciato dall‘economia reale. Noi siamo quelli che pagano la crisi, loro sono quelli che l’hanno creata.

2 – Si parla dei benefici che hanno avuto le banche dimenticando di citare la pioggia di miliardi arrivati con il cosiddetto Long Term Refinancing Operation (LTRO), con tassi di interesse prossimi allo zero (la BCE è partita con 1,0% per arrivare gradualmente sino allo 0.25%) e praticamente nessun vincolo di finalità. Un puro regalo alle banche, non un aiuto alle imprese, alle persone e/o ai territori.

3 – Non mi é piaciuto leggere che si punta a trattare salario discrezionale e salario incentivante. Quello é il terreno scivoloso della finta meritocrazia dei banchieri. Per me il salario contrattato sta nel premio aziendale ex art.48 che ha già degli elementi di variabilità. OLTRETUTTO QUESTO É IN ASSOLUTA CONTRADDIZIONE CON IL TENTATIVO DI OPPORSI ALLE PRESSIONI COMMERCIALI. Promettiamo ai colleghi che li difenderemo da una delle più gravi fonti di Stress da Lavoro Correlato ma poi diciamo anche che non possiamo evitare di contrattare coi padroni laute mance per quelli di loro che raggiungeranno gli obiettivi dei budget. Ma che bravi!

Potete capire, dunque, perché ho tremato quando ho letto che si pensa alla “[...] contrattazione di possibili varianti allerogazione monetaria diretta in busta paga.” Follie. O forse sono io che non capisco il cambiamento, chissà.

4 – Sono preoccupato per le esternalizzazioni.

Non ci faranno sconti i nostri avversari, hanno in mente un cambio epocale di passo e la partita é politica: le banche non producono bulloni, la tecnologia e l’innovazione sono importanti ma non fanno impieghi né raccolta. Il vero valore aggiunto delle banche sono le lavoratrici ed i lavoratori. Se passa il concetto che far eseguire le lavorazioni fuori costa di meno, è la fine dell’area contrattuale perché non esiste attività che non sia esternalizzabile. E’ chiaro questo concetto? Sulle esternalizzazioni si giocherà una partita delicatissima.

PREPARIAMO IL COMPARTO AD UNO SCONTRO

Occorre ammettere che l’intera vicenda del CCNL del 2012 é stata la nostra Caporetto, dalla nascita sino alla disdetta unilaterale di ABI. A questo punto la nostra linea difensiva é dichiarata nelle premesse della piattaforma, giustamente scritta fra le primissime righe: noi ci attestiamo fra un Monte Grappa che si chiama “OCCUPAZIONE” ed un fiume Piave che si chiama “SALARIO”. Finalmente!

Questo deve essere chiaro: non c’è in ballo tanto il modello di banca di domani ma il modello di società, di relazioni industriali, di vita, di tempo libero! LE BANCHE SI COMPRANO LA NOSTRA VITA E CE LA PAGANO UN TOT AL MESE, IN COMODE RATE, FINO A QUANDO SIAMO UTILI (non a caso non ho scritto “fino alla pensione”). Allora la domanda non è “Quanto vale l’inflazione o quanto vale l’IPCA armonizzata?” ma piuttosto “Quanto valgono le nostre vite?”. Qui occorre dare una risposta!

La casa in cui abitò Antonio Gramsci a Torino diventerà presto un albergo di lusso. Lì visse e gestì la redazione de L’Ordine Nuovo. Tralascio il disgusto che mi provoca la notizia ma permettetemi di citarlo a conclusione di questo mio contributo alla discussione: “Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza” (Tratto da L’Ordine Nuovo, anno I, n. 1, 1° maggio 1919).

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