Sai Laika, se provi la giusta indignazione è difficile restare nella tua cuccia. Io, come ipnotizzato dal manifesto “I want to believe” in “Incontri ravvicinati del terzo tipo”, mi sentivo attirato verso un appuntamento, quello di ieri a Roma, che voleva dire basta alle politiche del governo e della BCE (con la famosa lettera al governo italiano) che intendono far pagare la crisi alle solite classi sociali, quelle più povere e precarie.

Il corteo pacifico

 

Certo, non è andata nel migliore dei modi. Tremila incappucciati hanno rubato la scena a trecentomila indignati (l% vs. 99%). Io ero tra il 99% ed è proprio vero che alla fine i cortei sono stati due. Uno minoritario e violento, l’altro maggioritario, colorato, pacifico e simile a tutti gli altri cortei che si sono svolti in contemporanea in Europa.

Ritornati a Roma Termini, stanchi e delusi, ci siamo posti con i compagni di Asti alcuni quesiti di non facile soluzione: come evitare la deriva violenta? Perché non si fanno più i servizi d’ordine che i più vecchi magnificano? Come fermare i ragazzi incappucciati che abbiamo visto tagliare longitudinalmente il corteo in via Cavour per mettersi davanti agli studenti? Basta gridare dai megafoni agli incappucciati “Andatevene fascisti, non vi vogliamo”? E’ lecito usare la violenza contro i violenti? Oppure lo dovrebbe fare la polizia? Probabilmente anche tra gli organizzatori dovrebbe nascere una discussione per dare una risposta a queste domande. Pena il disinnesco delle ragioni dell’indignazione, già in atto da parte del mainstream informativo.

Le auto incendiate in via Cavour

Sicuramente i vizietti di Genova nella gestione dell’ordine pubblico non sono andati in pensione, infatti qualche stranezza l’abbiamo vista anche noi: cosa ci facevano le auto in via Cavour sul tragitto del corteo? Come se le avessero messe lì apposta. E perché la polizia non è intervenuta quando gli incappucciati le hanno incendiate, tenendosi a debita distanza nelle vie laterali? E cosa ci faceva un ragazzotto che sembrava uscito da una trasmissione della De Filippi all’interno di una fiammante Mini Cooper Rossa con tetto con bandiera britannica ad intralciare palesemente – parcheggiato contromano – il procedere del corteo? E cosa ci faceva un ragazzo all’inizio di via Cavour, ben vestito, con in testa un cappello Panama e una copia de “il Giornale” ben in vista tra le mani, come se fosse lì a provocare una reazione dei manifestanti? Sembravano come dei particolari fuori posto, degli oggetti estranei alla narrazione che si stava scrivendo… Come se il percorso fosse stato disseminato di esche a cui abboccare… Noi siamo passati oltre e li abbiamo completamente ignorati.

Mario Draghi, dal 1º novembre 2011 Presidente della Banca Centrale Europea

Sia quel che sia, a leggere i commenti di oggi (escludendo ovviamente quelli su “Libero”, “il Giornale” e “La Padania”) addirittura non viene esclusa anche una qualche utilità delle azioni violente. Non da soggetti organizzati di sinistra (tutti unanimi nel condannarle), ma considerando le reazioni avute da Mario Draghi e Timothy Geithner, che in modi diversi hanno mostrato – con le loro ultime dichiarazioni – una discreta paura per la “rabbia dei popoli”.

Il Segretario al Tesoro USA Timothy Geithner

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