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Annina cara,

ti scrivo nella settimana del referendum sull’Accordo di Mirafiori, quella sorta di contratto di stabilimento voluto da Marchionne per cambiare le regole del gioco in fabbrica e fuori. Potrebbe essere interessante ora farti la lista dei buoni motivi per respingere quel testo ma so che non le leggeresti nemmeno e che tutto sommato non ti interessano tanto. Allora parliamo di noi, parliamo di te: pensandoti in questi giorni mi sono venuti in mente fior di film di tutti i tipi. Primo fra tutti – ed è assai curioso – è una scena di Ronin in cui Robert De Niro spiega che generalmente c’è “chi fa parte del problema, chi della soluzione e chi del paesaggio“. Errore comune è classificare la gente come te nell’ultima categoria. Voi, moderni colletti bianchi che avete visto da vicino le difficoltà di accedere al mondo del lavoro anche post laurea, oggi vi sentite fra l’incudine ed il martello. Non sentite alcuna vicinanza con gli operai delle carrozzerie né con quelli di Pomigliano. Voi avete studiato per avere qualcosa di meglio. E’ rassicurante il vostro “darwinismo sociale“, vero? Voi non fate parte del paesaggio, siete certamente parte integrante e funzionale del problema. E basta leggere un po’ di storia recentissima del movimento operaio per capirlo, senza nemmeno bisogno di scomodare la famigerataMarcia dei quarantamila” di cui abbiamo parlato tante volte.

Tu che ami la sociologia, apprezzerai il secondo riferimento cinematografico che mi hai stimolato: nel film biografia su Malcolm X di Spike Lee viene riproposta una trasmissione televisiva in cui il leader afroamericano spiega la differenza fra i neri che cercavano in quegli anni di cambiare le proprie condizioni di vita negli Stati Uniti ed i neri che invece condannavano le proteste ed i cortei, invocavano moderazione ed apertura. Teorizzò quel giorno una differenza quasi antropologica fra questi soggetti sociali che si rifà ai tempi della schiavitù: il negro da cortile ed il negro dei campi. Il negro da cortile (House Negro) viveva insieme col padrone, era vestito bene, mangiava del cibo buono (gli avanzi del padrone, ndr); dormiva in soffitta o in cantina ma sempre vicino al padrone; lo amava molto di più di quanto egli amasse se stesso. Il secondo (Field Negro), invece, sgobbava fino a consumarsi, era mal nutrito, dormiva nel fienile o nelle stalle. Sulla fedeltà del primo ci si poteva scommettere tutto, il secondo aspirava alla libertà ed era genericamente più ribelle.

Ti ci rivedi? Non ti senti un po’ “negro da cortile” anche tu, che coi i tuoi premi ed i tuoi straordinari riesci a guadagnare qualche soldo in più per farti una vacanza di tanto in tanto? Non ti riconosci nella bellissima canzone dei Mercanti di Liquore, “Miserabile Amica“? Vorrei tanto trovare il modo di farti capire che, in quanto salariata, anche tu sei sfruttata dal tuo padrone (e dai suoi sgherri). Ti comprano ogni giorno con un lavoro comodo in un locale salubre, al fresco d’estate e al caldo d’inverno, con poco rumore ed una buona luce. Puoi fare la pausa caffè quando ti pare e nessuno ha problemi se chiedi un giorno di ferie. Se lecchi abbastanza culi magari, prima o poi, ti daranno una promozione e tu convincerai te stessa che te la sarai meritata perché non esci mai prima delle 19 dall’ufficio. Non come certi altri che non hanno voglia di lavorare! O no?

Come fai a non vedere che sei uno degli strumenti con cui un cinico padrone piega altre donne ed altri uomini? Come puoi accettare tu, figlia di operai, di offrire la tua complicità a chi vuole cancellare le conquiste degli ultimi sessant’anni, riportando il diritto del lavoro agli anni ’50? Hai realizzato che gliunici precedenti ai fatti di Mirafiori sono gli accordi del 1925 fra Mussolini e le corporazioni fasciste?

Sento il peso della tua finta neutralità ma al contempo avverto la responsabilità forte di avere ignorato te e tutti quelli che, come te in questi mesi, stanno zitti e attendono che il disastro si compia per poter dimenticare ed andare avanti. Avanti, poi, volevano andare anche i maledetti quarantamila: sai quanti di loro sono arrivati alla pensione in Fiat? Sai quanti sono stati licenziati con grande disinvoltura nei primi ’90? Entrambi dovremmo tener conto della storia delle varie Maria Teresa Arisio, in marcia con gli altri colletti bianchi il 15 ottobre 1980 e poi licenziata per esubero di personale nel 1994; di quei giorni disse: “Quella lotta, per me, nell’autunno del 1980, era una violenza, una violenza nei miei confronti e di tanti altri che come me non capivamo perché non potevano entrare in ufficio a lavorare.”

Per favore, parliamone: non possiamo permetterci né io né te che voi stiate lì ad ungere le leve dei nostri aguzzini.

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