Fiat Mirafiori

  

Torino, 23 dicembre 2010: «La “grande nave” urta l’iceberg, la collisione è tremenda ma appena si percepisce sui ponti affollati da gente in clima festoso. L’orchestra suona una musica lieve, i passeggeri danzano allegramente e la servitù lucida energicamente gli ottoni mentre dalle paratie squarciate entrano migliaia di litri d’acqua al secondo. La nave si inclina inesorabilmente ma nessuno se n’é accorto».   

 

Se la giornata di venerdì scorso potesse essere definita con una serie di istantanee, potrebbero essere queste. Una rivisitazione farsesca della tragedia del Titanic o di altri grandi piroscafi affondati in epoca moderna.  

Ed é proprio “moderno” l’aggettivo più letto sui giornali negli ultimi giorni, la parola chiave per definire le terribili fasi di ristrutturazione del Capitale. Ogni volta che si distruggono i diritti e gli uomini si parla di “modernità“, di “progresso“. In questi mesi abbiamo parlato delle vicende del 1980 in Italia ma molte altre nazioni del mondo hanno vissuto fasi di questo tipo (e non a caso), vedi i controllori di volo annientati dall’amministrazione Reagan o i minatori inglesi sbaragliati dalla Thatcher nel ’84/’85 e da John Major nei primi ’90.   Ancora e sempre il tema della crisi dell’industria, le difficoltà dei mercati e la necessità di rinnovamento diventano i detonatori della deflagrazione di interi apparati industriali, la cancellazione dei diritti, l’abbattimento del sistema di rappresentanza. Non che le RSU fossero il massimo ma l’Accordo di Mirafiori con il ritorno delle RSA (nominate dai sindacati e NON elette dai lavoratori) segnano l’umiliazione della democrazia in fabbrica. E poi il “Collegato al Lavoro“, i contratti individuali, la newco, gli straordinari obbligatori, gli ammalati messi in mora e trattati come fancazzisti, lo “Statuto dei Lavori” alle porte costituiscono un ritorno al futuro ambientato nei peggiori anni ’50 (ma senza 25 aprile alle spalle!). Per produrre cosa? Non è chiaro. Un SUV, dice la Fiat, che verrà venduto dove si può spendere. Certo non in Italia, non con questi salari. E davvero questa roba smentisce le cassandre? Io direi che ne rafforza le tesi semmai: Fabbrica Italia è un bluff e lo spin-off dell’auto é la pistola fumante. Torniamo all’acquisizione di Chrysler da parte di Fiat: da tempo diciamo che è avvenuto il contrario! Pare di tornare all’armistizio di Cassibile del 3 settembre ’43, con la versione italiana che titolava “Armistizio” e quella americana “Resa Incondizionata”.    

Susanna Camusso e Guglielmo Epifani

Il governo non ha una politica industriale, per Sacconi l’unico obiettivo era riportare indietro le lancette della storia a quando i lavoratori non si erano ancora dotati di una rappresentanza, quando non esprimevano le loro posizioni, non avanzavano richieste né rivendicazioni. Ecco, ora ci siamo. Ma che ne é del progetto economico nazionale? Ora che han sconfitto la Fiom, che ne é del Paese? Da cosa sarà sostenuta la domanda interna in una nazione in cui non esistono i contratti nazionali a garantire la tenuta di salari e del tempo libero per consumare e spendere? Una contraddizione in termini per dei liberisti autentici. Cosa che loro non sono, evidentemente: sono dei poveri cialtroni, nulla di più.   

La vera domanda é: cosa farà ora la CGIL per difendere i lavoratori italiani? Cosa farà la compagna CamussoAlla Stampa dichiara di voler attendere Confindustria (la quale si è già espressa, per altro, abdicando de facto al volere di Marchionne, di Obama e degli Agnelli).    

 Cosa farai Susanna ora?  

  

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