Genova non sa ancora niente, lenta agonizza, fuoco e rumore,
ma come quella vita giovane spenta, Genova muore.
Per quanti giorni l’odio colpirà ancora a mani piene.
Genova risponde al porto con l’urlo alto delle sirene.
Poi tutto ricomincia come ogni giorno e chi ha la ragione,
dico nobili uomini, danno implacabile giustificazione,
come ci fosse un modo, uno soltanto, per riportare
una vita troncata, tutta una vita da immaginare.
Genova non ha scordato perché è difficile dimenticare,
c’è traffico, mare e accento danzante e vicoli da camminare.
La Lanterna impassibile guarda da secoli gli scogli e l’onda.
Ritorna come sempre, quasi normale, piazza Alimonda.

La “salvia splendens” luccica, copre un’aiuola triangolare,
viaggia il traffico solito scorrendo rapido e irregolare.
Dal bar caffè e grappini, verde un’edicola vende la vita.
Resta, amara e indelebile, la traccia aperta di una ferita.

(Piazza Alimonda – Francesco Guccini – dall’album Ritratti – 2004)

Nove anni sono passati da quel torrido 20 luglio 2001 quando, in occasione del G8 organizzato a Genova, Carlo Giuliani, 23 anni, venne assassinato con un colpo di pistola alla testa partito da un Defender dei carabinieri. A tanti anni di distanza non è stata fatta giustizia. Non si sa veramente chi fu a sparare (Mario Placanica, vent’anni, fu probabilmente usato per coprire un più alto funzionario); non sono state chiarite le dinamiche della morte e dei minuti successivi; Placanica è stato assolto sulla base della legittima difesa e molti altri punti oscuri sono rimasti tali.

Noi non vogliamo dimenticare. Noi ricordiamo le suonerie dei cellulari dei carabinieri (Faccetta nera), delle fibie delle cinture recanti l’effige del Duce, dei Black Block immortalati mentre uscivano dalle caserme,  dei rappresentanti delle forze dell’ordine che con tutta probabilità hanno infierito sulla testa di Carlo prima che arrivassero le infermiere del GSF[1], di tutte le manovre di depistaggio che le istituzioni hanno messo in pratica per auto-assolversi, di tutte le calunnie che le marionette dell’industria mediatica al soldo di un governo reazionario qual è il nostro hanno mosso contro i manifestanti e contro Carlo in particolare.

Il corpo senza vita di Carlo pochi minuti dopo lo sparo.

Noi in quanto compagni, giovani e sindacalisti, ancora serbiamo rancore per i fatti del G8 di Genova, dall’omicidio di Carlo alle <macellerie messicane> di Bolzaneto e della Diaz. Mai potremo giustificare i comportamenti di quei fascisti in divisa assetati di sangue. Mai. Perciò continueremo a ricordare quei giorni in nome della pace, della giustizia, della libertà e degli ideali propri della nostra organizzazione.

Ciao Carlo, noi continueremo a lottare nel tuo ricordo.

[N.d.a.  Questo articolo viene pubblicato il 20 luglio alle ore 17:27, cioè l’ora esatta in cui è partito il proiettile mortale]


[1] Il cranio di Carlo riportava una grossa ferita in fronte, per approfondire andare su: http://www.piazzacarlogiuliani.org/pillolarossa/modules.php?name=News&file=article&sid=110

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