Immagine anteprima YouTubeA leggere questo saggio di Naomi Klein, già autrice di ‘No logo’, successo editoriale e divenuto manifesto del movimento no-global, e nel 2007 di quest’ulteriore sfida alla storia ufficiale, viene da sperare che la giornalista canadese si sbagli di grosso, in preda a fantasiose congetture filo complottiste.
L’assunto da cui parte è la pretesa analogia fra la sperimentazione dell’elettroshock, negli anni 50, su pazienti non consenzienti per conto della CIA e il folle impiego della dottrina dello shock economico, ideata dall’economista Milton Friedman, che riteneva possibile applicarla su vasta scala a una società intera, per favorire l’introduzione di politiche ultraliberiste e di erosione dei diritti delle popolazioni coinvolte, proprio a partire da un qualsiasi stato di shock.
Cosi’ l’autrice a suffragio di questa relazione, passa in rassegna una serie di eventi verificatisi negli ultimi 40 anni storia: a partire dal Cile di Pinochet all’Argentina dei colonelli, passando da piazza Tienanmen alla Russia, dallo tsunami sino all’11 settembre per finire con l’Iraq dei nostri giorni. In tutti questi paesi sono state adottate politiche neoliberiste e misure che favorivano le corporations e l’autoritarismo dei governi successivamente a forti traumi, che hanno impedito alla popolazioni di ribellarsi. D’altra parte c’è da chiedersi quale popolo venderebbe volontariamente le proprie terre e la propria vita alle multinazionali? Ecco cosi dimostrato l’assunto di un tale sordido piano, a cui Naomi Klein propone nell’ultima parte una soluzione di gran lunga più potente di una chiamata alle armi: lo shock è per definizione uno stato temporaneo, per resistervi occorre sapere cosa sta succedendo e perchè, di conseguenza è l’informazione la vera arma di resistenza allo shock.

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