Pubblichiamo la dichiarazione di Mimmo Moccia a nome della mozione “La CGIL che vogliamo, presentata al Direttivo Nazionale Cgil, svoltosi a Roma il 7, 8 , 9 giugno 2010.

“Intendiamo qui confermare la volontà dei compagni e della compagne che si sono riconosciuti nella mozione “La CGIL che vogliamo” di proseguire nell’esperienza avviata in occasione del 16° congresso.

Le motivazioni che hanno dato vita alla mozione mantengono intatti valore e attualità che, anzi, escono rafforzati dall’ulteriore degrado della situazione generale politica, sociale e sindacale  intervenuto dopo il congresso stesso.

Nulla è cambiato, se non in peggio, nelle condizioni del Paese.

Nulla è cambiato nelle scelte politiche del governo di centro destra che cerca soluzioni alla crisi dell’economia reale e della finanza pubblica solo attraverso l’ulteriore peggioramento delle condizioni materiali dei lavoratori e dei pensionati italiani.

Sul piano della politica di bilancio, della politica fiscale, della politica economica, non si ravvisano segnali dei cambiamenti necessari a sostenere l’occupazione, il reddito, le prestazioni di welfare. Al contrario, coloro che hanno subito i peggiori danni dalle politiche liberiste, sono gli stessi che oggi devono pagarne il prezzo più alto e che ne subiranno le conseguenze anche negli anni a venire.

Nulla è cambiato inoltre –tranne per quei casi di eccellenza che pure esistono e che più degli altri oggi soffrono a causa della caduta delle esportazioni- negli atteggiamenti delle controparti pubbliche e private che non mostrano segni di voler tornare a investire sul terreno dello sviluppo di qualità anziché su quello della speculazione finanziaria e della rendita dove si è concentrata la ricchezza sottratta al lavoro negli ultimi 20 anni.

Nulla è cambiato nelle scelte delle altre organizzazioni sindacali che, non raccogliendo l’invito alla ripresa della collaborazione rivolto loro dal Congresso di Rimini, continuano a condividere e a sostenere le principali scelte di politica economica e sociale del Governo e a isolare la CGIL.

E’ in atto una profonda controriforma del diritto del lavoro, attraverso il drastico ridimensionamento  della contrattazione collettiva e la torsione neo-corporativa della rappresentanza sindacale in compiti gestionali, sostitutivi del ruolo pubblico. Tale controriforma è stata  perseguita per via negoziale, con l’accordo sul nuovo modello contrattuale del 22 gennaio del 2009 e per via legislativa attraverso il collegato lavoro, palesemente incostituzionale, riproposta più o meno nella versione originaria dopo il rinvio alle Camere da parte del Presidente della Repubblica. Il prossimo Statuto dei Lavori che riprende i contenuti del Libro Bianco di Maroni porterà a compimento tale strategia, accentuando ed estendendo la precarietà, riducendo i diritti e le tutele collettivi, lacerando irrimediabilmente il tessuto di solidarietà e coesione sociali indispensabili a uno sviluppo sostenibile e alla sopravvivenza stessa del sindacato confederale.

La CGIL fronteggia dunque sfide difficili e deve mettersi in condizione di poterle sostenere con maggiore determinazione, chiarezza, forza.

Il nostro impegno prioritario, anche con riferimento ai rapporti con la CISL e la UIL, è per l’affermazione di una democrazia sindacale compiuta che regoli la rappresentanza e la rappresentatività delle organizzazioni sindacali e ricostruisca le condizioni per la partecipazione dei lavoratori alla vita del sindacato, assegnando loro il diritto di decidere su tutte le scelte che vengono fatte in loro rappresentanza.

Restano pertanto confermate tutte le motivazioni per proseguire la nostra iniziativa all’interno della CGIL.

Continuiamo a pensare che, per uscire dalla perdurante condizione di autoreferenzialità e ininfluenza politica, occorra la discontinuità da noi ricercata, la riflessione strategica che non si è riusciti a svolgere fino in fondo al congresso, il cambiamento significativo delle modalità della nostra vita democratica.

Consideriamo molto negativa la decisione del congresso di cambiare, per la prima volta  a maggioranza,  parti rilevanti dello Statuto della CGIL.

Così come valutiamo pesantemente negativo il clima interno all’organizzazione, caratterizzato da una progressiva contrazione degli spazi del pluralismo e della partecipazione.

Per tutte queste ragioni, la CGIL che vogliamo non si esaurisce.

Entro l’8 luglio saranno definite le caratteristiche che permettano, nel rispetto dello  Statuto e delle delibere regolamentari ad esso allegate, di esercitare anche il diritto di proposta e usufruire delle agibilità sindacali.”

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