da Il Manifesto del 3 giugno 2010

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LETTERA DALL’ISOLA DEI CASSINTEGRATI

Carissimi sindacati nazionali,

sono un membro del gruppo facebook L’isola dei cassintegrati, che conta ad oggi più di 102.000 iscritti. Dopo più di tre mesi gli operai della Vinyls di Porto Torres occupano ancora il carcere abbandonato dell’isola Asinara, ora meglio conosciuta come isola dei cassintegrati, e nonostante la grande notorietà raggiunta dalla protesta anche all’estero gli stabilimenti stanno per chiudere. Il compratore Ramco è fuggito a gambe levate, per cui siamo convinti che le trattative condotte da ministero ed Eni siano state inefficaci.

 

Immagine anteprima YouTubeQuesto è il videomessaggio per voi direttamente dagli operai dell’isola

Per questo motivo vogliamo ricordare ai sindacati nazionali la promessa della Camusso quando affermò che se la trattativa con la Ramco fosse fallita avrebbero indetto uno sciopero nazionale. Ora abbiamo bisogno di questo, non c’è più tempo, tra poco i commissari dichiareranno il fallimento e 15.000 lavoratori perderanno il posto.

Sindacato, non lasciare soli i tuoi operai in un momento così delicato per la storia operaia italiana. Questa è una petizione popolare, una manifestazione virtuale, e speriamo non rimarrà inascoltata.


Cordiali saluti

L’Isola dei Cassintegrati

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Tu, Laika, che sei appassionata delle storie sulla Guerra Fredda apprezzerai questa mia epifania: in un passaggio molto accattivante di Thirteen Days, il regista fa dire a John F. Kennedy: “C’è qualcosa di immorale nel delegare ad altri le proprie responsabilità“. Potrà suonarti ardita la liaison ma è questa scena che ho visualizzato quando ho letto questa lettera. Ho pensato alla compagna Camusso, alle sue conclusioni al Congresso della Camera del Lavoro di Torino del 9 marzo 2010, quando ha illustrato la strategia del gruppo dirigente per uscire dalla morsa dell’accordo separato. Ho pensato alle parole di Epifani al congresso di Rimini, al suo rimandare alle categorie ed ai territori le questioni dei rinnovi contratti, della formazione dei gruppi dirigenti. Alla faccia della mozione che difende la confederalità ad ogni livello.

E il messaggio dato ai lavoratori non è diverso: lo stesso Segretario Generale a Rimini disse: “[...] Ricordiamo tutto quello che è stato scritto e detto a proposito del rischio di derive sociali incontrollate, di conflitti inimmaginabili, di riproposizione dell’esperienza francese che ha visto sequestri di manager e imprenditori. In tanti ci hanno messo in guardia, da tanti sono venuti avvertimenti. La realtà ci ha disegnato un’Italia diversa: le lotte tutte composte, determinate, ferme. Quando si è saliti su un tetto o ci si è rinchiusi in un’isola, è perché si è avvertito un altro tipo insostenibile di violenza e di ingiustizia: quella del silenzio, quella che mette a nudo la tua identità, la tua vita, il tuo nome, la tua storia, il tuo futuro[...].” Ti rendi conto, Laika? Quasi a rivendicare la solitudine e l’abbandono dei lavoratori, umiliati dalla sconfitta ma innocui e distanti dal rischio delle derive francesi o peggio greche.

Una garanzia per le controparti: siamo interlocutori seri, non cavalchiamo l’onda, non soffiamo sul fuoco. E ai lavoratori chi ci pensa? La CISL? La UIL? Il Governo? I padroni?
Per ora se ne stanno su un’isola o sui tetti sui quali hanno liberamente scelto di andare ma non si può pensare che la situazione si mantenga in eterno. Ha ragione la maggioranza CGIL, non chiedono di lottare né combattere: lo fanno da sé, senza chiedere il permesso a nessuno. Al Sindacato chiedono di essere sostenuti, organizzati da chi ha nel proprio DNA il conflitto, la lotta e la conquista.

Ai compagni dell’Asinara chiediamo di non mollare, che forse il Sindacato è latitante in questi difficili mesi ma molti sindacalisti invece sono dalla loro parte e non smetteranno mai di adoperarsi per cambiare le cose. Scioperando, se serve, occupando le piazze se la situazione lo richiede. Forza Paris!

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